Hai mai provato disgusto per aver mangiato fino a sentirti spiacevolmente saturo/a?
Ti è mai capitato di aver perso il controllo sulla quantità di cibo mangiata?
Ti capita di sentirti grasso/a anche quando gli altri ti dicono che sei fin troppo magro/a? Pensi che il cibo domini la tua vita?
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano un serio problema che affligge attualmente un numero crescente di giovani donne italiane (9% circa delle adolescenti tra 15 e 25 anni) e, anche se in numero minore, di giovani maschi.
La crescita esponenziale degli ultimi trent’anni del XXI secolo ha reso opportuno l’utilizzo del concetto di “epidemia sociale” dovuta a molti e complessi fattori, quali:
- Crescenti difficoltà legate al passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta
- Progressivo diffondersi di un’immagine del corpo femminile (e maschile) in una società che mette in primo piano i valori estetici
- Dieta come sfida
- Mancata o Squilibrata percezione del proprio aspetto
- Emotional eating
I DCA sono tutti caratterizzati da un rapporto conflittuale nei confronti del cibo. Sono spesso precorsi da digiuni senza il controllo del medico, limitazioni importanti di cibo che portano a rapide oscillazioni di peso con gravissima disorganizzazione dei meccanismi fisiologici che regolano il senso di fame e sazietà.
I disturbi del comportamento alimentare più noti sono sicuramente l’Anoressia e la Bulimia.
L’ anoressia è la ricerca della magrezza esasperata, non di rado con intenti autopunitivi legati quindi a importanti ragioni emozionali che affondano le proprie motivazioni nel passato di chi ne soffre.
È difficile vivere i nostri tempi, soprattutto perché la nostra società tallona il mito dell’apparenza, secondo cui si è più belli quanto più si è magri. È difficile e contradditorio, dal momento che la pubblicità trasmette modelli incoerenti: da una parte esalta il modello anoressico, dall’altro spinge al consumismo esasperato nel settore alimentare (fast food per esempio).
Tutto ciò può diventare un messaggio martellante, compulsivo che, se non saputo gestire o comprendere per il suo reale valore, può indirizzare persone più fragili verso lo sviluppo di disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia, disturbo caratterizzato prima da abbuffate e poi da sensi di colpa che spingono a comportamenti compensatori (vomito autoindotto, uso di lassativi e drenanti, sport praticato ossessivamente).
Molti casi di disturbi del comportamento alimentare non giungono all’osservazione clinica, poiché questi pazienti rifiutano l’aiuto degli altri, poiché non riconoscono di avere il disturbo.
Tra le tristi cause scatenanti che portano queste ragazze a cadere in questo abisso, a cercare l’illusione di poter spostare sul cibo il controllo che pensano di non avere sulla propria vita.
Purtroppo, quando si affrontano cambiamenti drastici di questo tipo, il corpo subisce comportamenti biologici funzionali errati a cui il l’organismo difficilmente si adatta; viene così prodotta una quantità di serotonina (neurotrasmettitore del buonumore) molto superiore alla norma regalando a queste ragazze una forza e delle capacità superiori alla norma.
Prolungando tale regime restrittivo, che in certi casi sfiora il digiuno, la produzione di serotonina crolla e inizia la fase della depressione, della fobia per il cibo, della percezione errata della propria immagine corporea, la scomparsa del ciclo mestruale.
Esistono anche altre forme di disturbo del comportamento alimentare che portano chi ne soffre a riversare ogni emozione sul cibo portando al problema opposto: l’obesità. In questo caso si parla di Binge Eating Disorder. Altre forme di disturbo del comportamento alimentare meno diffuse sono: la night-eating-syndrome, tricofagia, pica, mericismo (disturbo da ruminazione del cibo), disturbo alimentare evitante/restrittivo.