Il termine “bulimia”, etimologicamente, indica una “fame da bue” e, nelle sue diverse forme (boteriana, jo-jo, a carciofo), è un disturbo del comportamento alimentare legato a una carenza emozionale o una mancata capacità di padroneggiare la propria emotività quindi ripiegando nel cibo le proprie insicurezze e paure.
Le vittime di questo disturbo tendono a mangiare enormi quantità di cibo (migliaia di kcal) in una quantità di tempo ristretta (circa due ore). Dopo questi episodi subentra il senso di colpa e la voglia di rimediare attraverso diete o regimi alimentari estremamente restrittivi. Inutile dire che la rinuncia è facile e ripresa dei chili persi ancor di più.
È importante notare i cambiamenti delle persone che ci stanno accanto e che pensiamo possano soffrire di bulimia, perché trattasi di un disturbo che spesso non lascia tracce visibili esternamente sul loro corpo, anche se intacca fortemente la loro salute dall'interno causando danni soprattutto all'apparato digerente, con rischio di ulcere ed emorragie interne, ma anche alla pelle, alla vista, al cuore, causando aritmie e scompensi cardiaci.